Nike ha appena riscritto le regole del gioco con una mossa audace: trasformare il suo storico “Just Do It” in una domanda che fa riflettere – “Why Do It?”. Non è un semplice restyling pubblicitario, bensì una risposta strategica a una generazione bloccata dalla paura dell’imperfezione.
Il celebre claim del 1988 ha funzionato per quasi quattro decenni come un mantra motivazionale, un invito senza scuse a buttarsi nello sport e non mollare. Ma il mondo è cambiato. I giovani di oggi crescono immersi nella cultura digitale dove ogni gesto è scrutinato, ogni errore amplificato sui social e la “cringe culture” rende qualsiasi manifestazione di impegno genuino potenzialmente ridicolizzabile.
Eppure, è da questa consapevolezza che nasce la nuova campagna ideata da Wieden+Kennedy Portland, con la voce narrante di Tyler, the Creator. Invece di spingere all’azione immediata, Nike decide di abbracciare i dubbi: “Perché farlo? Perché complicarti la vita? Perché rischiare?”. Così riconosce l’ansia da prestazione della Gen Z e la trasforma in empatia.
Nel film compaiono atleti come LeBron James, Caitlin Clark, Carlos Alcaraz e Rayssa Leal, ripresi nei loro attimi di esitazione: prima del salto, del servizio, della partita decisiva. Li vediamo non come supereroi, ma come persone reali, con timori e dubbi, proprio come chi guarda.
Nicole Graham, Chief Marketing Officer di Nike, riassume il concept: “La grandezza non è un risultato regalato, ma una scelta”. Così, anziché celebrare solo il trionfo, si valorizza il coraggio di mettersi alla prova, trasformando il fallimento in un tassello essenziale del percorso.
“Why Do It?” non sostituisce “Just Do It”: lo amplia, lo riporta vicino a chi si sente sopraffatto dall’idea di dover sempre dimostrare qualcosa. È un promemoria che la grandezza non è un traguardo che arriva all’improvviso, ma il frutto di tante piccole decisioni quotidiane. A volte, la più importante è la prima: iniziare.
Tuttavia, la campagna non dimentica le radici del brand: la scelta di Tyler, the Creator accresce l’autenticità, incarnando la libertà di seguire strade non convenzionali. Il risultato è un messaggio meno imperativo e più inclusivo: non correre perché devi, ma perché puoi; non giocare per evitare il fallimento, ma per scoprire chi sei lungo il percorso.
Infine, il timing è perfetto. Mentre Nike affronta sfide finanziarie e cerca di ricollegarsi al suo spirito sportivo, questa iniziativa trasmette un ritorno emotivo alle origini con una sensibilità moderna. In un mondo che esige sempre di più, Nike ricorda che va bene non essere perfetti e che, a volte, basta scegliere di iniziare.