Quanto conta, oggi, sapere con chi stiamo davvero parlando online?

Quando bastano pochi clic per costruire un’identità digitale credibile – anche se completamente falsa – fidarsi non è più una scelta scontata. E la cosa non riguarda solo chi acquista online o si lascia tentare da un’offerta di lavoro. Tocca chiunque operi nel mondo digital: marketer, aziende, liberi professionisti, piattaforme, team HR. Perché se cala la fiducia, cala tutto il resto. 

Una recente indagine condotta da LinkedIn nel Regno Unito, in Australia e negli Stati Uniti ha infatti rivelato che il 65% degli utenti fatica a capire di chi fidarsi online, un dato che assume dimensioni preoccupanti se pensiamo che frodi e truffe costano ogni anno alle aziende circa 60 miliardi di dollari.

Ed è in questo contesto che LinkedIn ha deciso di lanciare “Verified on LinkedIn”, una nuova funzionalità pensata per estendere la verifica dell’identità oltre i confini del social professionale. In parole povere: chi ha già completato la verifica del proprio profilo su LinkedIn (parliamo di oltre 80 milioni di persone, con 75 nuove verifiche ogni minuto) potrà utilizzare quel badge anche su altre piattaforme digitali, mantenendo la propria “reputazione certificata” ovunque. 

L’obiettivo è piuttosto chiaro: rendere più facile riconoscere chi c’è davvero dietro un nome, un’opinione, un contenuto. Non si tratta di marketing, ma di trasparenza. Perché se da un lato le tecnologie evolvono, dall’altro crescono anche le frodi, le identità false e i contenuti manipolati.

A livello operativo, Verified on LinkedIn funziona in modo abbastanza semplice. Le piattaforme partner che decidono di integrarlo possono visualizzare il badge direttamente sui profili dei propri utenti. Tra i primi ad aderire ci sono Adobeche lo ha già implementato su Behance e nella propria Content Authenticity Initiativeoltre a realtà come TrustRadius, G2 e UserTesting, molto attive nel mondo B2B. Il vantaggio? Tutto ciò che viene pubblicato o recensito potrà essere collegato a un’identità reale e verificata. Un elemento sempre più decisivo nel valutare la credibilità di un professionista o l’affidabilità di una recensione.

Un esempio concreto? Un creativo che carica il proprio portfolio su Behance potrà mostrare il badge LinkedIn accanto ai progetti. Un dettaglio piccolo, ma che può fare la differenza quando si cerca di emergere in un mercato dove le immagini – e i nomi – circolano più veloci della verità.

LinkedIn, nel frattempo, ha anche annunciato l’ingresso nella Content Authenticity Initiative di Adobe, una rete globale che lavora per contrastare la manipolazione dei contenuti digitali e promuovere una maggiore trasparenza sulla loro origine. 

Un passo che rafforza un messaggio chiaro: il futuro della comunicazione passa dalla verifica e anche se non è (ancora) una rivoluzione, è senza dubbio un segnale da tenere d’occhio.

Published On: Maggio 6th, 2025 / Categories: Data Privacy, Novità /

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